Legati a un filo rosso

L’esordio alla regia di Celine Song, con il suo semi – autobiografico Past Lives uscito l’anno scorso nelle sale italiane, racconta con delicatezza struggente cosa ci lega per sempre agli altri.Anche chi abbiamo perso. Le vite eternamente parallele sono quelle di Nora – una sorta di alter ego della regista – e del suo amico d’infanzia Hae che lascia, quando sono poco più che bambini, per emigrare a New York e diventare una scrittrice. I due si perdono, poi si cercano e ritrovano nell’arco di due decenni. Un tempo sospeso per chi resta e per chi si è lasciato alle spalle l’infanzia e il luogo delle proprie radici. E quando finalmente Hae va a trovarla a New York non gli resta che scoprire, senza poter riavvolgere il nastro del passato, quanto siano cambiate le loro vite dopo tutto quel tempo.In coreano si chiama “in-yun” il gioco del destino: l’eterno rincorrersi e sfiorarsi. La nostalgia di qualcosa che non è mai accaduto e quella sensazione di non essere mai troppo distanti per raggiungersi. O per rimpiangersi. Ciao [nome] hai mai pensato a tutte le volte che la tua vita ha anche solo sfiorato quella di qualcun altro per poi perdervi e magari ritrovarvi, a distanza di tempo e in modo inaspettato?In molte tradizioni si dice che ognuno di noi sia nato legato a un capo di un filo rosso invisibile che ci tiene uniti alla nostra anima gemella. A volte passiamo la nostra vita intera a cercarla e non è detto che si riesca a incontrare chi si trova all’altra estremità del nostro filo rosso. Scoprirlo è come un viaggio senza una meta stabilita. E tu, pensi di aver scoperto chi sorregge l’altro capo del tuo filo rosso?

AMARE IL MONDO POTREBBE SALVARLO
Quando parliamo di legami, relazioni, amore, ci avventuriamo in un universo così vasto da sentirsi persi. L’amore molto spesso sfugge a qualsiasi tentativo semplicistico di catalogazione: è complesso per definizione e refrattario per natura. E sebbene non tutti amino la ricorrenza di San Valentino – forse resa un po’ stucchevole da riti consumistici imposti – è pur sempre l’occasione giusta per provare a parlare d’amore. Quando è nata, nel Medioevo, questa antica ricorrenza celebrava l’amore romanico, ma anche l’approssimarsi della primavera e la possibilità di scegliere il proprio partner: una grande conquista nel XIV secolo!
Qualche tempo fa, mi è capitato di leggere alcune riflessioni molto interessanti di Barbara Leckie, docente di inglese della Carleton University e direttrice del Climate Carleton Centre for Climate Communication and Engagement. Le sue ricerche indagano principalmente la relazione tra le immagini, la narrazione, la retorica e il loro effetto sull’azione climatica, in un’interessante intersezione tra cambiamento climatico e linguaggio. Leckie fa notare come di fronte a eventi climatici estremi, molti si dichiarano senza parole per descrivere quanto stia accadendo.
Qualcosa di molto simile fu notato dalla filosofa Hannah Arendt all’indomani della seconda guerra mondiale, quando si erano perse per sempre le vecchie forme di comprensione del mondo e non se ne erano ancora trovate delle nuove per comprendere il presente. Riferendosi allo sforzo collettivo di ricerca di un nuovo significato, Arendt utilizzava l’espressione “amor mundi”, “per amore del mondo”.

Leckie traccia un’analogia interessante con ciò che viviamo oggi: «Mentre molte persone cercano di comprendere e rispondere alla crisi climatica, stanno nuovamente sperimentando un senso di perdita personale e un senso più ampio di mancanza di strumenti concettuali per dare un senso a questo momento.
Come si fa ad amare il mondo in tempi difficili?». Come si fa ad amarlo, quando siamo visceralmente vincolati a vecchie abitudini o a quello che Stephanie Lemenager, professoressa di letteratura americana e studi ambientali, definisce «l’amore per la cultura dei combustibili fossili e per le comodità che offre»?
Secondo il poeta canadese Ken Victor bisognerebbe affrontare il problema da una prospettiva diversa: «Dare priorità alla crisi climatica come a una relazione multiforme da riparare piuttosto che come a un problema da risolvere». Forse perché immaginarsi in una relazione ci fa sentire chiamati in causa, pronti a rivedere le nostre posizioni, rigidità e convinzioni. Anche solo per amore.
Riusciremo a salvare il mondo amandolo incondizionatamente? Difficile saperlo. Sperare di poterlo fare è quello che potrebbe traghettarci verso soluzioni plausibili. Ma bisogna essere pronti a tutto (o quasi). Proprio come in amore.
PRATICARE LA GENTILEZZA AMOREVOLE
Al di là dell’amore romantico, ci sono tantissimi modi per esprimere la propria cura e attenzione non solo verso gli altri, ma anche verso se stessi. La gentilezza amorevole o metta, ad esempio, è il tipo di amore lodato e praticato dai buddisti in tutto il mondo, ed è molto diverso dall’amore romantico. È descritto come amore “senza limiti ” e “ sconfinato ”.
Nell’antica lingua Pali, la parola “metta” ha due significati di base. Il primo è “gentile”, nel senso di una dolce pioggia primaverile che cade sulle giovani piante senza discriminazioni. Il secondo è “amico”.
Un amico metta è un vero amico , qualcuno che è sempre lì per te, o qualcuno che ti sostiene quando sei in difficoltà e che è felice per te quando sei felice, senza un pizzico di gelosia. Metta è un tipo di amore che viene offerto senza alcuna aspettativa di ritorno. Non è reciproco o condizionale. Non fa distinzioni tra noi e loro, o tra degno e indegno. Praticare la meditazione metta significa fare il dono più raro: un dono che non richiede ritorno.

La ricerca clinica dimostra che la meditazione sulla gentilezza amorevole ha un effetto positivo sulla salute mentale. Aiuterebbe a ridurre l’ansia, aumentare la soddisfazione personale e migliorare l’accettazione di sé; potrebbe anche ridurre la tendenza all’autocritica e a un giudizio troppo severo verso se stessi.
Ci sono anche prove che la meditazione sulla gentilezza amorevole aumenterebbe il senso di connessione. Praticare la gentilezza amorevole potrebbe aumentare la felicità rafforzando al contempo i sentimenti di comunanza tra tutti gli esseri viventi. Celebrare San Valentino con un po’ più d’amore verso se stessi, potrebbe essere un’idea anche per i meno romantici, così come praticare la meditazione sulla gentilezza amorevole.
E tu, hai già pensato a come ti piacerebbe trascorrerlo?
A presto,
Benedetta Benedetta
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