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Difendere il diritto di respirare: incontriamo Cittadini per l’Aria Difendere il diritto di respirare: incontriamo Cittadini per l’Aria

Elisabetta Reyneri è Legal Advisor e Project Coordinator di Cittadini per l’Aria ONLUS. Il 15 luglio sarà nostra ospite a “Terra chiama Milano: alberi e comunità per il futuro”, una tavola rotonda in cui esploreremo progettualità attuali e future per una città più sostenibile e a misura d’uomo. Ci siamo fatti raccontare da lei i passi che l’associazione ha mosso nella sua azione di advocacy ambientale, nel capoluogo lombardo e non solo.

Cittadini per l’Aria 101

Elisabetta, descrivici innanzitutto che cos’è Cittadini per l’Aria ONLUS:

Cittadini per l’Aria ONLUS è una realtà fondata nel 2015 con sede a Milano. La nostra mission è quella di garantire a tutti il diritto a respirare aria pulita. L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che nel 2018 le morti premature in Italia attribuibili all’inquinamento atmosferico sono state oltre 60.000: si capisce perché difendere questo diritto sia così importante! Promuoviamo progetti di scienza partecipata per raccogliere dati e sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo al problema della qualità dell’aria, e promuoviamo azioni legali affinché i cittadini possano beneficiare di un ambiente salubre. Siamo inoltre attivi sotto il profilo della divulgazione, documentando in maniera dettagliata e accessibile le evidenze scientifiche sui danni e sui benefici alla salute derivanti dalla qualità dell’aria, e promuovendo stili di vita più sostenibili. Fungiamo da anello di raccordo a livello nazionale per associazioni e comitati locali che condividono il nostro stesso scopo e ci muoviamo anche sul piano europeo – il problema dell’inquinamento atmosferico è localizzato solo fino a un certo punto, e gli organi comunitari hanno un peso decisivo in materia di regolazione ambientale. Facciamo parte di reti come l’European Environmental Bureau e Transport & Environment, entrambe fondamentali nella lotta all’inquinamento atmosferico a livello europeo.

Foto di Carolina Pimenta su Unsplash

Qual è stato il percorso che ti ha portato a Cittadini per l’Aria? È nato prima il tuo interesse per il diritto oppure quello per l’ambiente?

Mi sono iscritta alla laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi Torino e nel corso degli anni il mio interesse per le tematiche ambientali è cresciuto sempre più, in parallelo alla rilevanza che queste assumevano nel dibattito pubblico. Questo mi ha portato a laurearmi in Diritto ambientale e a svolgere il praticantato a Milano presso uno studio legale specializzato in materia. Poi poco più di un anno fa sono entrata a far parte dell’associazione a tempo pieno, per operare nell’interesse della società civile e dell’ambiente.

Citizen science: fare scienza, insieme

Dal 2017 siete promotori di un progetto di scienza partecipata dal nome emblematico, recentemente segnalato dall’Agenzia Europea per l’Ambiente come esempio virtuoso: NO2, No grazie! Raccontaci l’evoluzione dell’iniziativa e in cosa consiste. 

Con NO2, No grazie! effettuiamo una misurazione capillare della distribuzione del biossido di azoto (NO2) in alcune delle maggiori città italiane, grazie alla collaborazione dei cittadini. A loro affidiamo i campionatori da disporre in prossimità delle proprie case, scuole e uffici, effettuando la raccolta dei dati con una metodologia condivisa. L’analisi dei campionatori viene svolta da un comitato scientifico di epidemiologi e ci permette di elaborare delle bellissime mappe interattive, dove mostriamo graficamente la concentrazione di NO2 e il tasso di mortalità annua attribuibile a un’esposizione in eccesso ai 20 µg/m3 raccomandati dall’OMS

La mappa di Milano elaborata da Cittadini per l’Aria ONLUS (NO2, No grazie! 2020), concentrazioni di NO2 e tassi di mortalità stimati. Il particolare mostra la zona Navigli. Fonte: https://www.cittadiniperlaria.org/dati-inquinamento-milano/ 

Il biossido di azoto può aggravare le malattie respiratorie nel breve periodo e facilita l’insorgere di tumori ai polmoni e sintomatologie asmatiche. Il limite di legge è fissato a 40 µg/m3  – già un valore doppio rispetto a quello consigliato dall’OMS – e tuttavia viene spesso superato, soprattutto in Pianura Padana. Dal capoluogo lombardo è partita nel 2017 la prima campagna di raccolta dati, in risposta al cosiddetto “Dieselgate” – i motori a combustione diesel sono infatti la fonte principale del biossido di azoto. L’esperimento è stato ripetuto nel 2018, estendendolo anche a Roma e Brescia. Nel mese successivo alla presentazione dei risultati, il Sindaco di Milano Giuseppe Sala ha annunciato l’istituzione dell’Area B. L’edizione del 2020 ha monitorato anche la città metropolitana di Napoli e Caserta.

Una fotografia nazionale dell’inquinamento atmosferico

Il problema dell’inquinamento atmosferico è tornato recentemente sotto i riflettori dopo la pubblicazione di una nuova mappa europea, che vede le città della nostra Pianura Padana tra gli ultimi posti della classifica, con livelli di concentrazione media annua del PM 2,5 di molto superiori alla soglia di esposizione consigliata. Quali azioni coordinate state intraprendendo a livello nazionale?

Una delle ragioni per cui teniamo sotto controllo i livelli di biossido di azoto è che si tratta di un buon indicatore anche degli altri inquinanti da traffico, fra cui il particolato, il black carbon e gli idrocarburi policiclici aromatici. Dobbiamo ricordare che l’Italia è stata sottoposta a numerose procedure di infrazione da parte della Commissione Europea per la costante  violazione dei limiti normativi europei previsti per alcuni inquinanti, cioè il il PM10, il PM2.5 e il biossido di azoto.

Foto di Sara Kurfeß su Unsplash

Cittadini per l’Aria promuove il progetto NO2, No grazie! realizzando il coordinamento e l’analisi dei dati, appoggiandosi ad organizzazioni locali per la distribuzione e la raccolta dei campionatori. L’esperimento è stato ripetuto da altre associazioni in diverse città italiane, come Torino,Bologna e Brescia, anche se non è ancora stata elaborata una panoramica aggregata a livello nazionale. A fine maggio 2021 abbiamo coordinato assieme a Napoli Pedala, Comitato Vivibilità Cittadina (NA), Salvaiciclisti e Bike to School (RM), Aria Pesa (BO), Basta Veleni (BS) e Torino Respira (TO), Federasma e Allergie un flash mob nazionale esponendo in piazza dei cartelli colorati in base alla concentrazione del biossido di azoto rilevata davanti alle scuole durante il monitoraggio.

Tra i membri di “Una Rete per l’Aria” c’è anche UpSens, start-up dedicata al monitoraggio dell’inquinamento indoor con cui VAIA ha collaborato. Qual è la tua opinione sui device elettronici utilizzati in privato per il tracciamento della qualità dell’aria?

Credo si tratti di strumenti di grande interesse, personalmente prima di uscire di casa consulto sempre app come AirVisual o Wiseair, che attingono a una rete distribuita di sensori della qualità dell’aria.

Portare la foresta in città

Tra gli obiettivi delle iniziative di riforestazione urbana vi è quello di assorbire parte dell’inquinamento atmosferico. Sono misure efficaci? Qual è la vostra proposta per Milano?

I progetti di piantumazione e rinverdimento di cui sentiamo parlare sempre più sono estremamente utili: gli alberi mitigano l’effetto “isola di calore”, assorbono gli inquinanti e garantiscono una maggiore vivibilità, permettendo ai cittadini di trovare verde e un’aria più pulita anche all’interno del perimetro urbano. Tuttavia l’associazione non mira solo al rinverdimento delle nostre città, ma anche a ridurre le emissioni direttamente alla loro fonte. C’è un rischio concreto che le campagne di riforestazione diventino un esercizio di green washing – ho una madre botanica e mi ricorda sempre che non basta piantare un albero ma bisogna accompagnare la sua crescita, e poi non tutte le specie vanno bene in tutte le aree [ne abbiamo parlato qui, ndr].

Foto di Vista Wei su Unsplash

Per Milano guardiamo all’esempio di grandi città come Parigi, Bruxelles e Londra. Sosteniamo la pedonalizzazione e la mobilità attiva e integrata, e puntiamo a fare di Milano una Città 30, ovvero un centro urbano in cui vige il limite di velocità di 30 km/h. In pieno periodo Covid abbiamo scritto e divulgato un appello per la rigenerazione ambientale urbana, pensando alla ripresa che avremmo voluto e che ancora vorremmo, affinché nelle nostre città non si ritorni alla normalità pre-pandemia. Un esempio su tutti: il primo lockdown 2020 ha ridotto i livelli italiani di NO2 mediamente del 45%. Noi ci battiamo per una mobilità attiva e una città a misura d’uomo – misure che richiedono di liberare grandi porzioni di spazio urbano attualmente dedicate ai veicoli ad uso privato.

Mission: COP26

Oltre a Cittadini per l’Aria, fai parte del Team organizzativo della LCOY (Local Conference of Youth), la conferenza nazionale sui cambiamenti climatici organizzata dai giovani. Come vi state preparando alla COP26 di Glasgow? Quali sono i temi su cui avete deciso di puntare?

Purtroppo non vi posso svelare ancora nulla, pubblicheremo le tematiche scelte a brevissimo. Posso solo dire che la conferenza si terrà a fine settembre, è aperta a tutti i giovani interessati e verranno trattati temi di grande attualità e molto sentiti dalle nuove generazioni. La LCOY del 2020, ad esempio, ha avuto come titolo “Clima e salute: sfide per le città del domani.”

Foto di Davi Mendes su Unsplash

L’obiettivo della LCOY 2021 è davvero importante poiché formuleremo delle proposte che saranno raccolte dalla rappresentanza ufficiale dei giovani alle Nazioni Unite (YOUNGO) e inserite nel processo negoziale della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici 2021, nota come COP26. Come nel 2020, anche la prossima edizione di LCOY sarà organizzata da remoto per facilitare  la partecipazione di giovani da tutta Italia, da Palermo a Bolzano. La COP sarà preceduta a fine settembre da un meeting preparatorio (Pre-COP), che sarà ospitato proprio a Milano. Anche i giovani giocheranno un ruolo di primo piano attraverso l’evento Youth4Climate, con 400 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 18 e i 29 anni provenienti da 197 Paesi!

Alla preparazione di LCOY 2021 sto dedicando gran parte del mio tempo libero, ma è tempo speso bene perché lavorare con tanti giovani così impegnati per un cambiamento concreto fa crescere la fiducia in un futuro migliore.